COVID-19 – Cinque anni dopo il ricordo del Presidente Nazionale Patrizio Losi

Cinque anni fa: la paura, la preoccupazione, la pandemia. Ricordi netti e difficili per tutti noi precipitati all’improvviso in un’emergenza sanitaria con cui fare i conti da subito.

Era il febbraio 2020 e Codogno, prima in Italia, si trovava faccia a faccia con il Covid-19. Pochi giorni fa le televisioni e le testate nazionali hanno ricordato l’arrivo della pandemia seguendo le commemorazioni delle persone scomparse.
Anche noi abbiamo voluto ricordare quella data intervistando il nostro Presidente nazionale FIR CB Patrizio Losi. Nelle sue parole il ricordo di quei giorni difficili, l’impegno della Federazione, l’operatività da gestire a livello locale prima e poi in campo nazionale.

D. Cosa ricorda di quei primi giorni così complicati?

R. Sono stati momenti molto difficili. La nostra sede nazionale si trovava proprio a ridosso della prima cintura di chiusura per il virus. Il mio primo ricordo va ad un mio casuale passaggio davanti all’ospedale di Codogno dove ho notato molta confusione e ho avvertito che stava accadendo qualcosa.
Il primo C.O.M., infatti, è stato aperto proprio a Codogno. Contemporaneamente, presidente del Comitato Nazionale del Volontariato, seguivo due-tre riunioni al giorno collegato con Roma per predisporre gli interventi. Ho dei ricordi forti, quasi irreali. L’allestimento del C.O.M. ci ha coinvolto operativamente e la FIR Cb è stata una chiave di volta importante: fondamentale l’utilizzo del  CTM F.I.R. Cb che ha consentito di approntare un ufficio con le sue attrezzature e con il materiale di segreteria necessario.
I mezzi delle associate locali si muovevano per portare provviste al check-point, poi passavano il trasporto ai mezzi nazionali che erano fuori dalla prima cintura.
Anche la rete radio è stata assolutamente funzionale. Chiaramente il nostro addestramento si è rivelato strategico: l’agire senza pensare, in modo freddo e automatico, ci ha permesso di operare al meglio e di gestire l’emergenza.

D. Qual è stato il momento più difficile?

R. Per me il momento più complicato è legato a quando il Capo Dipartimento ha pensato di attivare gli assistenti civici in sostituzione dei volontari. Dovevo esprimermi su questa iniziativa, comunicare la mia posizione alla stampa nazionale perché rappresentavo il mondo del volontariato. Ho preparato un testo riletto a lungo e poi inviato a varie testate. Il giorno dopo sono usciti degli articoli che riportavano la mia netta posizione contraria perché quell’idea andava contro la storia e l’impostazione del volontariato con il suo operato gratuito. Le mie dichiarazioni sono servite perché il giorno dopo il decreto è stato ritirato.

D. Sono passati cinque anni. Qual è stato allora l’impegno delle associate FIR Cb per la pandemia?

R. Molte Regioni hanno coinvolto poco il volontariato. Per quanto riguarda la FIR Cb l’impegno delle associate è stato eterogeneo. Alla fine dell’emergenza preparammo una dettagliata relazione anche in base ai report di operatività –locale e non- redatti dall’UCN e fu chiaro che la Federazione aveva dato molto in termini di impiego di uomini confermandosi “la più piccola delle grandi” come ore di lavoro.
I momenti complicati da coordinare sono stati molti ma in generale posso dire che la macchina ha funzionato e siamo stati molto soddisfatti di ciò che abbiamo potuto dare in una così difficile emergenza.

Condividi questo articolo
Torna in alto