L’acqua che sale, abbatte gli argini, spinge e sfonda, invade le strade, poi le cantine, i garage, arriva alle case, distrugge. Poi il fango, i detriti, la devastazione. Infine la disperazione e il senso di impotenza di fronte alla consapevolezza di aver perso tanto, forse tutto.
Sono passati trent’anni da quel 5 novembre del 1994 ma ad Alessandria le persone hanno ancora negli occhi la paura e il dolore di quei giorni, guardano il Tanaro e rammentano quel momento tremendo che ha segnato le loro esistenze. Furono quattordici le vittime, ottomila le famiglie danneggiate.
Giovedì 31 ottobre la Città ha voluto ricordare l’anniversario organizzando un convegno a cui hanno preso parte amministratori locali, funzionari, autorità e volontari che fecero il possibile per dare una mano alla popolazione mettendo in piedi le fondamenta di un sistema, quello della Protezione Civile piemontese, che inconsapevolmente nacque proprio in quell’“anno zero”.
Tra i gruppi di volontari attivi tra le vie alessandrine, nelle frazioni e nei presidi di soccorso c’era anche l’Associazione Radiantistica Cb Om Alessandria Odv, affiliata da sempre alla Fir Cb. Il racconto dell’esperienza dell’alluvione rivive nei ricordi del presidente Gualtiero Esposito, allora già in prima linea per intervenire nel contesto emergenziale: “All’epoca avevamo il cb: era il tik tok di allora, il social di oggi, ma ci consentì di portare soccorso a chi ne aveva bisogno. Iniziammo in ospedale su richiesta del Sindaco, poi provammo a coordinarci con le forze dell’ordine e cercare i materiali necessari. Si cercava di collaborare con l’intento di gestire in modo unificato le richieste d’aiuto attraverso i canali radio attivi. Vennero quindi create delle postazioni radio nei presidi e nei Ccs, in particolare in frazione Cristo dove era stato allestito uno dei più importanti centri della Protezione Civile per la distribuzione delle derrate e il supporto alla popolazione. Poi installammo altre postazioni nei Comuni, in Prefettura e nella sede della Provincia per coordinare i soccorsi”. Intensa l’attività dei volontari, sempre presenti, mai fermi fino alla fine per fare la propria parte, tentare di riportare la città alla normalità, consentire alle persone di ritornare, se possibile, nelle loro case. “Il momento più bello –racconta Esposito- fu quando ci abbracciammo per salutarci: l’attesa era finita. Il “treno” della Protezione Civile con i moduli abitativi lasciava Alessandria, voleva dire che si poteva tornare tutti a casa, come ci eravamo ripromessi nei primi giorni del disastro. La situazione stava ritornando gradualmente alla normalità dopo mesi di intenso lavoro e momenti molto difficili”.
Al convegno “Trent’anni dall’alluvione – Alessandria 1994-2024” ha preso parte anche Dante Ferraris, responsabile della Protezione Civile per la Città, che ha raccontato la disperazione di quel lontano novembre: le sirene, l’acqua per le strade, il pianto disperato della gente, la ricerca dei dispersi, i volontari presenti ma ancora senza le divise di oggi. Intenso anche l’intervento di Marco Bologna, allora Sindaco di Piovera, che ha spiegato il percorso di evoluzione della Protezione Civile: l’arrivo delle radio, la costituzione di Com e Coc, l’installazione delle aste fluviali, la crescita di un sistema in cui il volontariato è diventato protagonista nell’intervento e nel saper fare squadra nonostante le diverse specializzazioni attraverso corsi di formazione ed esercitazioni. Presenti all’evento anche Sisto Russo, direttore dell’ufficio volontariato del Dipartimento della Protezione Civile, Roberto Bertone, ex presidente del Coordinamento Regionale del volontariato della Protezione Civile del Piemonte e Andrea Morchio, presidente del Coordinamento Territoriale di Alessandria.